O mia bella ’ndranghetina

Pubblicato il da johnny7

I rapporti a Milano tra Mora, l’uomo dei clan e il governatore Scopelliti 

di Davide Milosa sul fatto quotidiano del 13/4/2011

 

“Lei, signor giudice, mi chiede di Lele Mora? È stato lui a volermi conoscere.

Giuseppe Scopelliti, il presidente della Regione Calabria? Conosco lui, suo fratello Francesco che sta a Como e fa l’assessore. Io, signor giudice, conosco un po’ tutti”.

Diciassette marzo 2011.

Giornata di celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Settimo piano della Procura di Milano.

Ufficio del gip Giuseppe Gennari, marchigiano, giovane, preparato.

Davanti a lui, Paolo Martino sta parlando già da qualche minuto.

Tre giorni prima è stato arrestato per associazione mafiosa.

I magistrati lo ritengono il grande tessitore degli affari della 'ndrangheta in riva al Naviglio.

E lo fanno a ragion veduta, visti i suoi contatti con la politica lombarda.

Talmente alti da essere invitato, nel 2009, in una villa di Berlusconi per una raccolta fondi in favore di Guido Podestà.
Poco dopo mezzogiorno, Martino si accomoda così davanti al giudice.

Si comincia.

La parola passa all’uomo che più di ogni altro sembra custodire imbarazzanti segreti sulle infiltrazioni mafiose sotto al Duomo.

Il fiduciario delle cosche parlerà due ore.

Svelerà nomi e incontri come quelli con il presidente della Regione Calabria e con Mora.

Racconterà i suoi rapporti con il gotha della moda: da Santo Versace (“Mi ha visto crescere), a Saverio Moschillo di Richmond (“Mi ha aiutato in tante cose”), a Maria Paola Paciotti (“È lei che dirige l’azienda”).

E dirà, infine, della sua conoscenza con Italo Falcomatà, l’ex sindaco di Reggio cresciuto nelle file del Partito comunista, morto nel 2001 e che il boss definisce “un grande amico mio”.
PRIMA D’INIZIARE, però, l’ex killer di Archi, promosso, secondo i pm, nel cda della Mafia spa, fa una precisazione.

“Io con certe schifezze umane non c’entro”.

Il boss si riferisce all’indagine sul racket e lo spaccio di droga gestito da Davide Flachi.

Per lui quel figlio della ‘ndrangheta milanese “è solo un bulletto di quartiere”.

Gennari è d’accordo.

“Nel riconoscerle il ruolo apicale – dice il giudice – le si riconosce il fatto che lei non va in giro a passare cocaina o a pigliare a botte uno che vende panini”.
Sgomberato il campo, l’interrogatorio di garanzia entra nel vivo.

Lele Mora, dunque.

“Dopo la vicenda di Vallettopoli sono stato l’unico a stargli vicino”.

L’uomo della ‘ndrangheta fa di più: consiglia a Mora l’avvocato giusto.

“Gli ho detto di prendere Nadia Alecci”. Lo stesso legale oggi difende Emilio Fede nel-l’inchiesta sulle cene ad Arcore. Sentita dal Fatto smentisce su tutta la linea: “Martino, che ho difeso nel processo in cui era imputato per omicidio, non mi ha mai messo in contatto con Mora, a farlo fu Fatma Ruffini”.

Il 22 febbraio scorso il boss si presenta nel suo studio perché vuole querelare un giornalista.

“L’ho sentita per chiederle un'opinione”.

In cambio, però, ottiene questa risposta.

“Guarda Paolo – Martino riferisce le parole del legale – io ora sto difendendo il presidente”.

Poi specifica: “Difendo Fede e quindi non posso”.

Falso anche questo, a dire della Alecci: “Gli ho solo detto che non faccio queste cause”.

Anche Mora nega di aver conosciuto Martino.

Eppure il suo legale ed ex tesoriere del Pdl, Luca Giuliante, racconta un’altra storia.

“Martino mi è stato presentato da Mora negli uffici di viale Monza”.
IL PADRINO è un fiume in piena.

E così le vicende dell’impresario televisivo incrociano quelle dell’attuale governatore della Calabria.

“Un giorno – inizia il referente delle cosche – mi ha chiamato Scopelliti”.

Siamo nel 2006.

L’allora sindaco di Reggio vuole vederlo per organizzare alcuni eventi estivi.

I due si incontrano in febbraio alla Bit di Milano.

“Ho bisogno di una cortesia – gli dice l’ex sindaco –, abbiamo intenzione di fare qualcosa di eccezionale per Reggio”.

Il fiduciario del Pdl in Calabria vuole portare “qualche personaggio dello spettacolo”.

Quindi si confida con Martino: “Sarebbe il massimo incontrare Mora”.

È mezzogiorno e il sindaco ha l’aereo alle due del pomeriggio.

Martino chiama l'impresario dei vip.

“Ho bisogno di te”, dice.

“Ti aspetto”, gli risponde il pigmalione di tronisti e veline.

Scopelliti è sorpreso.

Il boss scopre le carte: “Mora è un amico mio”.

Dalla Fiera a viale Monza 9 il tragitto non è lungo.

Poco meno di mezz’ora e i due sono seduti in ufficio.

Martino fa le presentazioni. “Lele – dice – oltre a essere il sindaco di Reggio, è un amico mio.

La cosa importante è che ti sto portando una persona che ti garantisce lavoro”.

Sul tavolo c’è l’organizzazione di partite di calcetto tra vip.

Mora lo ha già fatto in Costa Smeralda.

Il successo è garantito.

La cosa, però, appare complicata.

La manifestazione si deve svolgere tra il 10 e il 22 agosto.

Martino riferisce le parole di Mora: "Questi se ne vanno in Sardegna e io non posso fare figure con te e con il sindaco, devo rinunciare”.

Scopelliti, però, insiste.

E così va in scena un secondo incontro .

Sempre a Milano.

Sempre in viale Monza.

Martino parla chiaro: “Lele, guardami negli occhi, ho bisogno di te per organizzare qualcosa di eclatante da portare in prima serata sulla Rai”.

Mora si convince: “Sindaco, non dica altro.

Paolo mi ha chiesto una cosa che io ho il dovere di eseguire.

Le farò un programma memorabile”.
COME ANDRÀ a finire lo racconta Martino: “Due serate su Rai2 di un’ora e mezza in diretta da Reggio”.

Il rapporto è avviato e prosegue anche per la Notte bianca.

“Io sono l’organizzatore – dice il boss – siamo finiti anche sui giornali”.

Ha ragione.

Ma non tutti i giornali si occupano dell’evento.

Uno, in particolare, nel settembre di quel 2006 titola: “Il sindaco Giuseppe Scopelliti, il boss Paolo Martino, il faccendiere Pasquale Rappoccio e il padrino delle dive Lele Mora in un summit mafioso a Milano organizzano l’estate reggina”.

Per questo Martino si scuserà con l’allora sindaco, il quale non appare sconvolto: “Per me – gli dice Scopelliti – è gratificante conoscere uomini come te. Non scusarti”.
Ore 14 e 27, l’interrogatorio si chiude.

Molto è stato detto.

Nomi, relazioni e incontri sono stati fotografati con allarmante limpidezza.

La stessa con la quale il manager della 'ndrangheta intreccia relazioni con i vertici della politica milanese.

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