Il destino dietro al saio

Pubblicato il da Johnny7

Di Franco Dionesalvi sul quotidiano della Calabria del 17/7/2011

Le sentenze si rispettano, anche quelle più controverse.
C'è un dato però oggettivo, che prescinde dall'esito del processo, da questo suo primo grado come dai successivi gradi digiudizio, sepure dovessero ribaltare questo verdetto.

Ed è che quella che, con espressionedi recente lanciata da Saviano, viene detta “macchina del fango”, ha raggiunto il suo obiettivo.

Padre Fedele è stato cancellato dalla realtà quotidiana, dalla dimensione sociale di Cosenza, in cui per un paio di decenni ha svolto un ruolo capillare e insostituibile.

Per lungo tempo la città dei Bruzi sopperiva all'evidente scarto fra lasua vocazione etico-culturale e l'inadeguatezza delle sue istituzioni, alla disgregazione sociale e alla disarticolazione della sua dimensione civile, col ricorso a due jolly, due autorevoli difensori d'ufficio, destinatari di ogni estremo appello morale.

Uno era Giacomo Mancini, l'altro era padre Fedele.

In ruoli distinti ma complementari, quando la macchina burocratica non funzionava, quando l'ingiustizia prevaleva sul diritto, quando la sofferenza diventava insopportabile, ci si rivolgeva a loro, sapendoche non si sarebbero girati dall'altra parte, che, ognuno nella sua sfera, sarebbero intervenuti, si sarebbero “sporcati le mani”.

Anche a costo di contrapporsi agli altri potenti dell'epoca, o di scandalizzare qualcuno; come nel caso del monaco che stava in mezzo agli ultrà e non disdegnava le parolacce, ma sapeva stemperare gli estremismi e addiritturaimbrigliare quei“facinorosi ”al puntoda farli ritrovare in missione in Africa con lui, ad assistere i bambini affamati del Congo invece che assaltare i nemici del Catanzaro.

Poi Giacomo Mancini è morto; padre Fedele invece è stato coinvolto in un'ipotesi di reato sconcertantee infamante.

E per i derelitti di Cosenza è rimasto il silenzio e la disperazione.

Il libro di Roberto Grandinetti, edito da Pellegrini, è un instant book che, come vuole la sua natura, esce immediatamente a ridosso della sentenza di primo grado che condanna a nove anni di carcere padre Fedele Bisceglia, e a una pena di poco inferiore Antonello Gaudio, il suo segretario.

È scritto con grande equilibrio e puntigliosa deontologia di cronista.

Dal giorno dell'arresto fino a questa prima sentenza relaziona su quanto è accaduto nelle aule giudiziarie, e su quanto è apparso sui giornali:sì che chi lo legge potrà formarsi un proprio convincimento autonomamente, non sarà orientato né verso un preconcetto innocentista né verso uno colpevolista.

Del resto questa è una vicenda che ha profondamente diviso le menti e le coscienze, e all'interno della città di Cosenza ha addirittura messo i mariti contro le mogli e i genitori contro i figli, se è vero che col frate s'è schierato il nutrito gruppo degliUltràCosenza (che è sempre stato molto più che un gruppo di supporter da stadio, ha avuto più a che fare con la cultura che con lo sport), e con suor T. (nel libro si rispetta la riservatezza sulla sua identità) si è decisamente schierato il Centro “Roberta Lanzino”, che da sempre raccoglie la parte più fertile e impegnata del pensiero femminista nella città dei Bruzi.

La novitàche offre il volume è il resoconto delle fasi salienti dell'interrogatorio giudiziale della suora, di cui finora si era saputo poco.

Di più si è saputo dell'autodifesa di padre Fedele, espressa anche attraverso numerose pubblicazioni che egli ha fatto uscire di recente; in cui però la rivendicazione di una diversa lettura dei fatti è sempre sembrata avvertirsi come secondaria rispetto a una urgenza di ordine etico-spirituale: più che confutare circostanze egli è sembrato voler spostare la questione su una interrogazione di ordine profetico- apocalittico, e chiedere alla controparte di pentirsi piuttosto chedi dare un'altra versione dei fatti.

A quel giudizio di Dio, cui tanti condannati ingiustamente nella storia e impossibilitati a far valere le loro ragioni hanno riposto la loro estrema speranza, sembra voler rivolgersi padre Fedele; che intanto, privato di quell'Oasi Francescana che aveva edificato con le donazioni di tanti benefattori, e privato soprattutto di autorevolezza (“Striscia la notizia”ha a lungo fatto audience trasformando in gag le sue iniziative), è ridotto a ombra di quel guerriero in tonaca che imperversava fra lazzaretti nostrani e africani.

Prima, però, sulla Terra, usciranno le motivazioni della sentenza, e potremo capirlameglio; poi ci sarà l'Appello, e la Cassazione.

E potrebbero attenderci grosse sorprese.

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